Un monumento tutto da scoprire.

Esiste un monumento mirabile e prodigioso nei pressi Otranto: il Monastero di S.Nicola di Casole.
  
 La tradizione vuole che questo luogo mirabile sia stato distrutto dai Turchi all’epoca della loro tragica incursione nel 1480 , ma forse il declino della sua fama è dovuto all'emarginazione più che alla ferocia del turco invasore. 
  
  Già prima dell’anno Mille ,  provenienti dall’altra sponda dell’Adriatico approdavano nel porto di Otranto su mezzi di fortuna uomini poco avezzi alla vita di mare in cerca di un luogo per vivere in pace lontano dalle guerre e dalle persecuzioni in modo non dissimile da quanto avviene oggi lungo le sponde meridionali dei mari d'Italia.  
 Tra le varie ondate di profughi vi furono sul finire dell'VIII secolo  monaci di S.Basilio, uomini detiti al lavoro ed alla preghiera, eccellenti pittori, e votati allo studio ed alla conservazione del sapere umano oltre che alle opere dei campi ed alla coltivazione della terra. 
Questi monaci furono ferocemente perseguitati dai monarchi del tempo perchè ritenuti eretici in un tempo in cui si riteneva blasfemo venerare le immagini divine . 
A frotte giunsero su queste rive, continuarono a dedicarsi in pace al loro credo e scavati nella roccia i loro rifugi, vi crearono chiese sotterranee che ancora oggi ammiriamo stracolme  di   immagini miracolose.
Quando il normanno Boemondo I,  Principe di Taranto e di Antiochia, sul finire dell’XI secolo(1098-1099) in viaggio per la Terra Santa  giunse ad Otranto vi trovò un folto agglomerato di casupole (Casole) intorno ad un luogo fittamente abitato  da quei monaci pittori e contadini che anziché fuggire terrorizzati alla vista delle armi, si disposero ad una pacifica  accoglienza e manifestarono la loro indole pacifica che rendeva inutile qualsiasi battaglia. 
  
La cosa fece una tale buona impressione nel rude guerriero, che volle fondarvi  una imponente chiesa dedicata al  Santo d’Oriente S.Nicola, guida a patrono di quei devoti giunti dal mare ,  e  d’allora in poi il Cenobio di S. Nicola di Casole divenne il più importante centro  di cultura cristiana proveniente  da Oriente ed una sorta di cerniera tra la Grecia e l’Italia destinata a fungere da tramite nelle relazioni diplomatiche con le autorità religiose e politiche  dell’Impero d’Oriente .
Antonio De Ferraris detto il Galateo così ha descritto , appena 30 anni dopo la sua distruzione (1513),  la magnificenza di questo luogo :
 “ A un miglio e mezzo da Otranto ecco il cenobio dedicato a S. Nicola . Qui viveva una numerosa comunità di  monaci basiliani , assolutamente meritevoli di venerazione , istruiti tutti nella conoscenza delle lettere greche e moltissimi anche in quelle latine, che offriva all’esterno un’eccellente immagine di sé. A quanti volessero apprendere le lettere greche , essi assicuravano la maggior parte del vitto, un insegnante ed ospitalità senza richiedere alcun compenso. In tal modo si sosteneva lo studio del greco e si alimentava la comprensione della cultura greca…” .
 I monaci di Casole, vestiti di un’ampia tunica nera con un gran cinturone alla vita, praticavano la regola di S. Basilio, non mangiavano carne né uova né pesce, ma impartivano  lezioni di letteratura greca e latina, insegnavano la teologia,  la filosofia   ed erano tutti  artisti impareggiabili in tutte le tecniche pittoriche e figurative.
 Nella Cattedrale di Otranto v’è la prova della loro arte straordinaria: il monumentale mosaico del pavimento è opera del monaco di Casole  Pantaleone e tutte le pareti della fabbrica erano  interamente affrescate con le storie delle sacre scritture secondo uno lo stile che divenne poi comune nel resto d’Italia e d’Europa. 
Il monastero inoltre  era dotato di un importante scriptorium per la  riproduzione e diffusione di tutti i testi e codici antichi  che costituiva  la vera vocazione del cenobio.
Nelle biblioteche di tutta Europa  sono sparsi centinaia di codici antichi provenienti da Casole e specialmente a Roma presso la biblioteca vaticana ove, come ci dice il Galateo , furono trasferiti in gran quantità presso il Cardinale Bessarione(1403-1472), capo della diplomazia papale e grande frequentatore del Cenobio di Casole durante le sue missioni  diplomatiche in terra d’Oriente . 
Il Codex Taurinensis, antico codice oggi conservato nella Biblioteca Nazionale dell’Università di Torino, ex Biblioteca Reale, ci ha descritto  dettagliatamente le regole  che segnarono la vita e le funzioni di questo luogo di studio e di preghiera, descrivendoci anche i comportamenti quotidiani dei monaci nello svolgimento del loro lavoro e della loro funzione di trait-d’union tra il mondo  religioso  latino e quello  greco.
 
L’abate  Nettario, che resse l’abazia dal  1219 fino al 1235, fu la figura più eccellente tra gli abati e per le sue straordinarie doti di saggezza e cultura, divenne il capo della diplomazia latina presso i Patriarchi d’Oriente  e viceversa, recandosi spesso in Costantinopoli  inviato del sommo pontefice per mediare le rispettive posizioni quando insorgeva qualche motivo di dissenso politico o di  fede. 
Ebbene tutto questo cessò in quelle tragiche ed infuocate giornate dell’Agosto del 1480. 
Quando gli armigeri di Achmet dilagarono nel territorio con tutta la loro ferocia ed avidità di predazione non poterono certo risparmiare il Monastero di S. Nicola di Casole. 
I caseggiati furono saccheggiati, la chiesa profanata, la biblioteca incendiata ed i monaci non devono aver avuto miglior sorte degli ottocento martirizzati sulla Minerva.
Eppure non furono i turchi a decretare la distruzione e l’oblio di questo mirabile luogo.
Perché, per quanto danneggiato, il monastero non fu  distrutto e raccolse subito dopo  un folto numero di religiosi decisi a far rinascere  l’antico splendore.
  Oggi i ruderi incerti dell’abbazia sono facilmente raggiungibili dalla  strada che porta a  Badisco a circa un chilometro e mezzo dal centro abitato , prima della base Radar dell’Aeronautica : un viale  di pini porta ad una masseria in piena funzione .
Oltre il portone ai margini  di un ampio cortile emergono maestosi costoni di imponenti colonnati che reggevano le volte della chiesa dedicata a S. Nicola . 
Il resto   in completo decadimento, e pochi conoscono l’esistenza di quei  ruderi ed ignorano completamente che in quel luogo risiedeva l’epicentro culturale-politico di una vasta comunità greca che ancora oggi ne conserva la lingua e che alcuni politici nostrani, al colmo della fantasia, hanno soprannominato grecìa salentina, ….con l’accento sulla ì .
 
Brizio Costantini